Questa rivista nasce come un'avventura culturale che prende corpo fra un gruppo di amici e colleghi i quali si trovano ad operare insieme ormai da anni e che vogliono parlarsi di più e riflettere più da vicino sul loro lavoro.
Gli argomenti non dobbiamo certo andarli a cercare, anzi ce li sentiamo sempre addosso e con urgenza. Come sta evolvendo la terapia psicoanalitica ai nostri giorni? Tutto sta cambiando e si sente il bisogno impellente di fare il punto sulla situazione, a tutti i livelli. Valgono ancora i vecchi precetti di teoria della tecnica, chi sono i pazienti che si rivolgono a noi, che posto assegniamo alla psicofarmacologia, vale ancora la psicoterapia psicoanalitica della schizofrenia, che connotazione diamo alla psicoterapia nell'istituzione, come si declina l'eterno balletto fra psicoterapia e psicoanalisi? Potremmo continuare e continuare.
Dobbiamo però per prima cosa porci una domanda: c'è spazio per un'altra rivista? Già siamo travolti da una valanga di pubblicazioni e se volessimo seguire con la dovuta attenzione lo scorrere della letteratura psicoanalitica avremmo ben poco tempo per fare altro.
Sicuramente sì, a patto che si tratti di qualcosa di nuovo nei contenuti e nella forma. Ebbene, a me sembra che il nostro progetto nasca con una connotazione originale già a partire dagli obiettivi. La rivista infatti non intende tanto promuovere se stessa attraverso la qualità degli articoli come fanno tutte le altre, ma si propone come luogo di incontro delle varie opinioni che circolano fra di noi. Ci si aspetta che faccia da stimolo ad osservazioni e commenti critici e ad essi si darà largo spazio, così da individuare quegli argomenti che più hanno carattere di urgenza. La rivista verrebbe quindi a costituirsi nel tempo attraverso la partecipazione dei suoi stessi lettori (anche se ovviamente sarà presente una redazione che faccia da filtro ai vari interventi). Non sappiamo dove questo work in progress ci porterà, ma sta proprio qui uno dei motivi di interesse per la nostra iniziativa.
L'immediata conseguenza di questo appello, chiamiamolo così, ai nostri interlocutori è che la rivista cercherà di darsi una veste diversa dalle solite. Dovrebbe essere molto leggibile e se possibile stimolante e anche divertente. I vari articoli sarebbe bene che venissero scritti non dico in forma colloquiale (si potrebbe anche fare, visto che sono indirizzati a qualcuno), ma senz'altro adottando uno stile che si riferisca a criteri di semplicità e di chiarezza, senza essere appesantiti dallo slang psicoanalitico tipico di tutte le scuole. E ancora, dovrebbero essere snelli, se non brevi, e possono senz'altro fare a meno dei soliti riferimenti bibliografici. Vanno svolti quei temi che interessano da vicino chi lavora sul campo e vanno svolti nella loro concretezza, in diretta per così dire.
È ora chiaro quanto quello che abbiamo detto finora si colleghi con la scelta di internet come mezzo di diffusione Anche questa mi sembra rappresenti una novità di rilievo. Il sito della rivista è di facile uso e consultazione e può facilitare il coinvolgimento di più persone, e ospitare interventi di vario tipo anche molto brevi e poco impegnativi, dalle domande, alle proposte, ai commenti, ecc. Permette inoltre uno scambio continuo che si pone in alternativa al vuoto lasciato da una rivista cartacea fra una pubblicazione e l'altra.
Veniamo ai contenuti.
Individuiamo quattro filoni che daranno vita ad altrettante sezioni. La clinica, vale a dire presentazione di casi e discussione, articoli di teoria della tecnica, ecc.; il contesto socioculturale, cioè l'identità dello psicoterapeuta, i nuovi pazienti e come rivolgersi a loro, le varie Scuole; la formazione, in generale e per come si intende in particolare nelle Scuole di Psicoterapia Psicoanalitica; la psicoterapia in ambito istituzionale, comprendendo i vari tipi di istituzione, sia pubblica che privata.
L'attenzione va centrata su quello che facciamo e su quello che siamo, sui problemi che l'artigiano della picoanalisi, per ricorrere ad una felice espressione di Maschietto, incontra nel suo mestiere.
La letteratura o gli incontri a carattere congressuale, a parte alcune notevoli eccezioni, non ci aiutano come vorremmo, perchè si situano nei piani alti, più interessati a questioni a carattere teorico. Ecco dunque che rimane un grande spazio da riempire con la nostra riflessione. Noi vorremmo fare un passo indietro e ricominciare, ripartire da tre, alla maniera di Troisi: poiché i quesiti che ci poniamo hanno tutti a che fare con il nostro operare pratico è a questo livello che va situata la discussione. È questa l'altra novità che proponiamo, quella che più ci convince della validità dell'iniziativa.
Il titolo di questa introduzione (che proponiamo come sottotitolo della rivista) è quello di un libro di Cremerius. Ci siamo riferiti a questo Autore, con il quale ho collaborato per oltre vent'anni, poiché lo spirito con cui nasce la rivista si riferisce ad una sua osservazione che gli ho sentito ripetere innumerevoli volte: gli psicoanalisti non dicono quello che fanno veramente in seduta. Noi vorremmo per l'appunto cercare di dirlo.
La redazione è composta al momento, per la quasi totalità, da un gruppo di docenti della scuola di psicoterapia psicoanalitica con sede a Milano e Torino. Il comune luogo di appartenenza comporta un preciso ambito di interesse che potrebbe costituire un punto di forza, ma anche un limite. Siamo quindi interessati a che altri entrino nel gruppo e collaborino con noi.
|