Pratica Psicoterapeutica

Il Mestiere dell'Analista
Rivista semestrale di clinica psicoanalitica e psicoterapia

NUMERO 20
1 - 2019 mese di Giugno
EDITORIALE
EDITORIALE
di Simone Maschietto (Segretario di Redazione)

Questo numero di Pratica Psicoterapeutica in parte riprende un tema – il narcisismo – che è stato ampiamente discusso in precedenti numeri della Rivista. Come si può costituire la dimensione narcisistica, come si può declinare e come si può curare quando si struttura patologicamente, rimane ad oggi un tema ancora molto dibattuto all’interno delle differenti Scuole di Psicoterapia. 

Il caso clinico, presentato in maniera molto onesta da Sonzogni, allievo del III anno della Scuola SPP, evidenzia la gravità psichica del paziente che manifesta grandiosità compensatoria rispetto al vissuto di estremo abbandono inferto dalla madre biologica. Il paziente vive profondi sentimenti di rabbia, passando da stati mentali di onnipotenza a stati mentali di impotenza. Il commento di Medri rileva come l’ascolto partecipante del terapeuta, che tecnicamente decide di  non mettere in discussione il narcisismo a tratti psicotico del paziente, lo preserva da uno scompenso psichiatrico. Nonostante ciò il paziente interrompe il trattamento. Questo potrebbe indurre a rilevare che il solo atteggiamento sensibile, empatico e ricettivo del terapeuta non sia stato sufficiente.


Come considerare il narcisismo, dimensione psichica sempre presente nell’essere umano perché rivolto alla realizzazione di sé, e come, nel caso prenda una forma psicopatologica, trattarlo clinicamente, accende il dibattito tra psichiatri e psicoterapeuti.

Di Palma, attraverso l’approccio Gestalt, si addentra coraggiosamente nel nodo “definizione-trattamento”, evidenziando il ruolo del contatto, e specificando le varie sfumature dell’approccio relazionale che il terapeuta deve tenere in considerazione, nel rapporto con il paziente narcisista. A livello tecnico, come anche nel caso clinico, è sempre più presente l’accento interpersonalista, ma il rischio, a parere del sottoscritto, è di perdere il contatto con il mondo intrapsichico del paziente soprattutto nel come trattarlo clinicamente, andando ad escludere completamente l’interpretazione e l’atteggiamento più neutrale/equidistante dell’analista.


Sempre seguendo il filo rosso del narcisismo, come dimensione psichica rivolta a mantenere il senso di sé e della propria individuazione, degno rilievo viene dato da Medri, nella rubrica “Abbiamo letto...”, al libro di Giacobbi sull’omogenitorialità. È un libro coraggioso e mordente, in cui l’Autore con tatto, cultura e acume clinico ribadisce l’importanza, per lo sviluppo mentale del bambino, del ruolo della madre e del padre con le loro differenze psicobiologiche. Il ruolo della rêverie materna, aggiungo io, a partire dall’allattamento al seno, e  il ruolo della Legge paterna, aggiungo io, a partire  dal “fallo - ponte verso il mondo”, vengono ribaditi affinché il fondamento del fantasmatico non sia completamente rimosso a favore dell'interpersonalismo “interscambiabile e oblativo”. Naturalmente il dibattito potrebbe accendersi anche con approcci ritenuti più attuali nella versione intersoggettivistica; vedremo nei prossimi numeri se ciò prenderà sviluppo.


Concludono il numero tre articoli che definirei sperimentali, in cui  la ricerca e la riflessione si intrecciano, cercando sviluppo e integrazione.

Carnevali, per la rubrica “Psicoterapie nell’istituzione”, dà rilievo all’esperienza dei tirocinanti delle Scuole di Psicoterapia e gliene siamo infinitamente grati. I tirocini per raggiungere il diploma di Specializzazione attualmente sono un nodo spinoso, i nostri allievi si trovano ad affrontare situazioni impossibili, è difficile trovare un tirocinio e quando lo si trova poi diventa difficile l’esperienza con i pazienti: o pochi casi o pazienti gravissimi. Eppure la psicoterapia nel sistema sanitario va avanti grazie ai tirocinanti delle Scuole di Psicoterapia, in quanto pochissime sono le assunzioni di colleghi esperti. Carnevali si mette in gioco con i suoi tirocinanti e confronta i propri riferimenti di teoria e di tecnica sulla psicoterapia di gruppo con quelli degli allievi con una formazione psicodinamica differente, in certi aspetti, dalla propria.

L’allieva del I anno della Scuola SPP, Pavan, fa poi una sintesi della sua tesi all’Università riproponendo la psicoterapia via Skype, valorizzandone alcuni aspetti alla luce della cultura digitale attuale. Ad oggi infatti arrivano richieste di cura via Skype; come e quando procedere diventano due quesiti fondamentali. 

Infine l’intervista di Giacobbi allo scrittore/psicoanalista Morchio sui romanzi gialli è una dimostrazione creativa di come la psicoanalisi possa essere uno strumento  utile non solo nel contesto clinico ma anche nella letteratura e nell’arte. La psicoanalisi non muore mai e continua a mettere la sua parola.

Buona lettura estiva a tutti, attendiamo in redazione vostre riflessioni.

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