Pratica Psicoterapeutica

Il Mestiere dell'Analista
Rivista semestrale di clinica psicoanalitica e psicoterapia

NUMERO 20
1 - 2019 mese di Giugno
CLINICA – IL CONTESTO SOCIOCULTURALE
SKYPE-ANALISI: UN HOLDING ENVIRONMENT TUTT’ALTRO CHE FREDDO
di Florencia Pavan

Sono ormai 4 anni che mi interesso all’utilizzo della tecnologia in psicoterapia in generale e in psicoanalisi in particolare. Nel 2016 ho iniziato una ricerca mirata alla Skype-analisi, ai fini della mia tesi magistrale. 

In principio ero molto ambivalente rispetto al suo utilizzo, per me analisi significava lettino e presenza fisica della coppia analitica e non riuscivo ad immaginarmi un setting diverso. La mia curiosità mi ha spinto ad indagare, a voler capire di più e devo dire, al giorno d’oggi, che quello che ho avuto modo di conoscere è entusiasmante, innovativo e, soprattutto, possibile. 

Viviamo in una società innegabilmente dipendente dalla tecnologia, essa infatti fa parte della quotidianità di ciascuno di noi, in svariati modi ma è comunque costantemente presente. 

Si consolano i propri figli attraverso i video sul cellulare, si prenota un pasto con un solo click dal proprio pc e, questo da almeno 15 anni, ci si videochiama da città diverse per far sentire alla persona cara la propria vicinanza. Allora la mia domanda è: per quale motivo un’analisi via Skype dovrebbe essere definita fredda, distante o, ancora, poco intima? 

Scrive Stefano Bolognini a tal proposito “La psicoanalisi è chiamata ad operare in un mondo che cambia, ed è lecito chiedersi se anche la psicoanalisi stia cambiando: se debba cambiare, se possa cambiare, se sappia cambiare; se sia, insomma, un corpo vivente che si trasforma, e se saprà mantenere la sua identità a fronte di queste trasformazioni interne ed esterne” (Bolognini, 2014). Negare il cambiamento significa scegliere di chiudere gli occhi di fronte al nuovo, all’estraneo, allo sconosciuto. Significa negare che esistano mezzi attraverso i quali si può garantire la continuità di un’analisi anche nel momento in cui paziente o analista sono costretti a spostarsi in un altro Paese: sarebbe come imporre sadicamente una interruzione.

Assistiamo ogni giorno a trasformazioni, innovazioni che inevitabilmente ci influenzano e dalle quali non possiamo fuggire; dobbiamo dunque scegliere cosa farne di loro. Freud stesso ha modificato la sua teoria più e più volte, mettendosi in discussione e perfezionando il suo pensiero andando di pari passo con la società in cui viveva. Mi verrebbe da dire che per coloro in cui credono che l’utilizzo della tecnologia in analisi non sia possibile, si tratta più di un rapporto quasi simbiotico con il conosciuto, con l’invariato. E anche questo deve essere riconosciuto ed analizzato.

Personalmente sono analizzata da uno psicoanalista che vive in un altro continente e l’analisi è via Skype. C’è ovviamente un aggiustamento del setting, la presenza di un terzo in seduta è evidente ed innegabile. Ma non è disturbante. Non è limitante e non rende la seduta meno intima. Supera l’ansia di separazione? Ignora la resistenza? No. Vi sono molti studi a riguardo: anche attraverso l’utilizzo della tecnologia l’Io prende il posto dell’Es. Ad esempio, scrive la Lipton riguardo ad una sua paziente seguita online: “Ho imparato che Serena provava ansia nel rimanere in silenzio. La sua più grande paura era quella di perdermi, che mi sarei addormentata o che me ne sarei andata a fare le mie cose e non sarei stata disponibile semmai avesse avuto bisogno di me. […] Serena sentiva la pressione di produrre in modo tale da tenermi impegnata, il che le procurava ancora di più dei vuoti di memoria. […] Serena stava in silenzio appena avvertiva una forte emozione che temeva la avrebbe sopraffatta” (2001, pag 41). A proposito della paura della paziente della Lipton, ritengo necessario sottolineare che anche in una seduta classica può accadere che il paziente abbia fantasie su ciò che l’analista sta facendo seduto sulla sua poltrona: cosi come in analisi classica queste fantasie devono essere discusse ed interpretate, anche in analisi online i pensieri dei pazienti divengono sempre materiale analitico utile. 

Vi sono pazienti che addirittura vivono momenti di abbandono quando accade che la connessione ad internet si interrompa, anche quando questa interruzione dura pochi secondi. Ecco, dunque, che l’inconscio del paziente trova sempre la via per svelarsi, anche se attraverso occasioni diverse da quelle dell’analisi tradizionale. Diverso ma pur sempre analitico e accogliere la diversità significa possedere una plasticità mentale tale da perfezionare il metodo in base alle esigenze esterne; rimanendo sempre un metodo puramente psicoanalitico.

In analisi online si impara a perfezionare gli altri sensi: udito e vista. Le fantasie della coppia analitica sono comunque materiale analitico da discutere ed interpretare in un holding environmentvirtuale, ma pur sempre sicuro, accogliente ed intimo. Si presterà maggiore attenzione al tono della voce dell’interlocutore, cogliendo le piccole differenze che in un’analisi classica potrebbero rimanere sconosciute. Si potrebbe scegliere di utilizzare le cuffiette, per avere una sensazione di maggiore vicinanza con il paziente da una parte, e per poter cogliere maggiormente il linguaggio verbale e non verbale. 

Infine, ci tengo a precisare che l’utilizzo di Skype in analisi ha permesso a coloro che vivono in società più conservatrici e rigide di avere la possibilità di trovare uno psicoanalista al di fuori del proprio Paese, garantendo uno spazio in cui poter parlare di sé senza il timore di essere puniti per questo. A tal proposito, Elise Snyder (Associazione Psicoanalitica americana), nel 2006 ha fondato un’associazione senza fine di lucro, la CAPA, allo scopo di sviluppare e promuovere i servizi di salute mentale in Cina da un punto di vista psicoanalitico. I membri della CAPA sono di tutte le nazionalità, dai tedeschi, americani, sud americani, europei, israeliani e canadesi, i quali supervisionano e analizzano alcuni professionisti della salute mentale cinesi. È chiaro però che la supervisione e l’analisi avvengono via Skype, con una frequenza da tre a cinque volte la settimana. Ma si può definire questa formazione, analisi? Su questo si sta ancora discutendo, in quanto i partecipanti non hanno mai conosciuto di persona i loro analisti, secondo l’IPA, infatti, la formazione deve avvenire di persona, senza escludere eccezionalmente delle sedute via Skype.

Sono ancora controverse le opinioni sulle conseguenze che la tecnologia e il suo utilizzo hanno e avranno sulla psicoanalisi, tuttavia vi sono, al giorno d’oggi, molti psicoanalisti che stanno cercando di sperimentare il suo utilizzo e, come ad esempio con la CAPA, non sempre le conseguenze sono state negative.

Infine, la privacy. Con lo sviluppo della tecnologia e con la specializzazione delle videochiamate, le persone possono comunicare tra di loro da qualsiasi zona del mondo in cui si trovino, permettendo

alle persone in contatto di vedersi in diretta, negando la distanza fisica effettiva, di osservare le espressioni del volto ed i loro movimenti del corpo. Ma quale influenza ha l’uso della tecnologia in analisi? In un’analisi via Skype, si può garantire la privacy del paziente?

Il problema della privacy nella telecomunicazione, è tra i temi centrali e più discussi riguardo all’analisi via Skype. Purtroppo, nel 2013, dalle rivelazioni di Edward Snowden, si è venuti a conoscenza del fatto che le chiamate, le videochiamate e le mail, sono soggette ad intercettazioni, e che queste intercettazioni sono fatte a grossa scala e in modo casuale.

Alcuni psicoanalisti considerano Skype un metodo utile al fine di garantire la continuità dell’analisi anche quando o analista o paziente sono costretti a trasferirsi per motivi di lavoro; altri psicoanalisti sono ancora scettici rispetto all’utilizzo della tecnologia in analisi, soprattutto per questioni di privacy.

Al giorno d’oggi non si sa ancora se esista una piattaforma virtuale nella quale si possa comunicare in totale riservatezza, tuttavia, se si sceglie di adottare Skype in analisi, sarebbe consigliabile analizzare e discutere delle questioni sulla riservatezza con il paziente. “Per gli psicoanalisti che hanno scelto di cominciare ad utilizzare la teleanalisi, è disponibile una piattaforma online, conforme alle norme del HIPAA (Health Insurance Portability and Accountability Act, 1996), che fa sì che la connessione analista-paziente sia totalmente privata e sicura; ed è raggiungibile dal paziente attraverso un codice individuale di accesso alla sessione di analisi, per la quale dovrà aspettare in una sala d’attesa virtuale. Sfortunatamente, è costosa. Per l’analista, vedere solo un paziente a distanza è considerevolmente costoso da 200 $ - 300 $ al mese” (J.S. Scharff, 2017, p.1).

Motivo, questo, che spinge molti psicoanalisti a scegliere di continuare ad utilizzare la piattaforma gratuita: Skype.

In psicoanalisi, è importante che al paziente sia garantita la riservatezza e la privacy, se un paziente si sente al sicuro in analisi, il processo analitico può manifestarsi spontaneamente e sarà più facile che venga mantenuto durante il tempo. Se, ad esempio, in analisi classica il paziente sa che ciò che accade in stanza di analisi può essere origliato dalla sala d’aspetto, sarà più propenso a cercare un analista che garantisca la piena riservatezza ai propri analizzandi.

Come scrive Cohen (2013) “Il concetto di privacy implicito nei dibattiti pubblici durante le dispute sui diritti dell’individuo e di pubblico interesse è piuttosto impoverito, invischiato nel confondere la privacy con la discrezione. […] un’altra, più importante privacy, vale a dire quella che io mantengo privata addirittura da me stesso- e nonostante me stesso”.

Al momento, Skype non può essere definita una “sicurezza sufficientemente buona” (Churcher, 2015), ma è ciò che al momento permette di avvicinarsi di più al setting tradizionale dell’analisi classica. “Telemental health è più comunemente definita come il provvedere alla salute mentale attraverso l’abuso di servizi da telefono, messaggi, email, video chat, realtà virtuale (VR), o altri mezzi digitali, da un individuo in un’area geografica diversa” (Doherty, Coyle & Matthews, 2010).

Questi servizi possono includere: 1- crisi di intervento o altri contatti in sessioni dipersona; 2-condurre videoconferenze o sessioni via telefono con pazienti che non possono frequentare sessioni di-persona per un determinato periodo di tempo; 3- usare mail, chats, videoconferenze o altri mezz digitali con pazienti alternando sessioni dipersona; 4- assessments e/o testistiche psicologiche con o senza contatto di-persona; 5-usare mail, videoconferenze, VR, o altri mezzi digitali con pazienti alternando sessioni dipersona. (Anthony, Nagel & Goss, 2010, pag. 75).

Innanzitutto, se si decide di adoperare la tecnologia, potrebbe essere utile una formazione a proposito dei suoi utilizzi in generale, e in analisi in particolare. Harris e Younggren (2011) hanno indicato alcuni dei punti cruciali che secondo loro l’analista è necessario che tenga in considerazione quando decide di vedere un paziente con l’utilizzo della tecnologia. In primo luogo, si può utilizzarlo nel momento in cui il paziente sia costretto a spostarsi per motivi personali (lavoro, college), in secondo luogo, quando l’analisi di persona è problematica da praticare per motivi di location del paziente o se per motivi di salute è impossibilitato a viaggiare; inoltre, si può decidere di utilizzare l’analisi con la tecnologia, nel caso in cui si riscontrino dei vantaggi sull’analisi classica in termini di frequenza e durata della sessione relazionata al comfort del paziente, e limitazioni di orari; infine, quando il paziente richiede la telemental health e l’analista è sufficientemente informato sul paziente da considerarlo o meno appropriato a quel tipo di terapia.

Oltre ai problemi legati alla privacy, con la teleanalisi si ha a che fare con problemi di etica nonché con problemi tecnici. Come è già stato sottolineato precedentemente, occorre essere onesti con i pazienti, rendendoli consapevoli dei rischi a cui si incorre utilizzando la tecnologia in analisi, e non solo dei vantaggi che si possono ricavare da essa.

Per gli psicoanalisti che sono alle prime armi rispetto all’utilizzo di Skype o della tecnologia in generale, in analisi, dimenticarsi di riarrangiare il contratto analitico, è una questione etica. “È doveroso informare il paziente sulle conseguenze che il cambiamento di setting provoca, anche sul processo analitico; bisogna discutere insieme sulle nuove regole legate al nuovo setting, ad esempio su come mantenere la struttura analitica durante le teleanalisi oppure discutere sull’importanza di mantenere un programma regolare di sessione di-persona in periodi di tempo intervallati” (Wallwork, 2015, p. 86).

Il rischio a cui si può incorrere con l’uso della tecnologia in analisi, è quello che i pazienti creino un legame-attaccamento con l’oggetto, il computer, proiettando questo legame nei confronti dell’analista. L’attaccamento nei confronti dell’oggetto sarà tale che il paziente, nel momento in cui si giunge al termine del lavoro analitico, procrastinerà la separazione, rendendola maggiormente dolorosa.

Non sempre l’analisi via Skype o, in generale, via telefono, causa dei benefici nel paziente. Importante, è che sia l’analista che il paziente si rendano conto di quando l’analisi sta causando dei danni. Eticamente parlando, l’analista è la figura della diade che ha la responsabilità morale di identificare i problemi che si presentano in analisi. Per tutti coloro che lavorano per garantire la cura della persona, si definisce negligente chi non provvede al minimo standard della cura. Un comportamento negligente, ad esempio, in analisi via Skype avviene nel momento in cui le consultazioni psicologiche online sono praticate con carenza di filtri, senza nessun tipo di interpretazione delle difese/resistenze che sono generate in analisi; infatti, “quando un paziente si presenta quasi nudo con un poster da “macho” alle spalle, e il terapeuta fallisce nel menzionare o

chiedere spiegazioni riguardo alla situazione, o se il terapista accetta di comunicarsi da qualsiasi dispositivo come lo smartphone, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo da un paziente con il suo cellulare da un coffee shop” (Marzi, Fiorentini, 2017, p. 65).

Anche i pazienti possono contribuire a causare problemi tecnici, che possono essere segni di ansia oppure espressioni di resistenza. Ad esempio, come scrive Scharff (2017) “possono non riuscire a procurarsi il materiale necessario. Possono creare interferenze in quanto si dimenticano di chiudere gli altri programmi aperti nel computer. Possono sbagliare nel connettere le cuffiette o dimenticarsi di ricaricare l’iPad.”. Un altro problema che può generarsi nel setting analitico durante un’analisi via Skype, o, in generale, con l’uso della tecnologia, sono le interferenze che possono bloccare l’analisi in corso: è dunque utopico e ingenuo non considerare queste problematiche quando si intraprende un’analisi online. I problemi tecnici di connessione che interferiscono con la sessione, devono essere discussi con il paziente, soprattutto per valutare come l’analizzato stia vivendo la situazione di frustrazione e, eventualmente, in che modo queste emozioni interferiscono con l’analisi. In momenti in cui la relazione terapeutica viene messa alla prova da imprevisti, potrebbero rivelarsi sentimenti o fantasie tenuti nascosti fino a quel momento; ecco perché è auspicabile che ogni intromissione alla sessione analitica sia analizzata ed interpretata meticolosamente con il paziente.

Quando si sceglie di utilizzare Skype in analisi, ci si deve abituare ad un’immagine piatta, pixelata, con la propria immagine riprodotta in basso a sinistra, come uno specchio. Può succedere inoltre, che l’analista non senta il paziente o viceversa, ed è interessante poi, quando la connessione tra i due ritorna, scoprire le fantasie dei due protagonisti, mentre erano immersi nel buio della comunicazione. Ovviamente, le loro fantasie saranno guidate dai rispettivi transfert e controtransfert.

Concludendo, riporto qui ciò che Alessandra Lemma, al 49° Congresso IPA, disse rispetto alla necessità, dello psicoanalista, di mutare il proprio “setting interno, in modo tale da essere sintonizzati specificamente con quello che, in questa epoca della tecno cultura, può esserci richiesto per crescere e vivere. 

In primo luogo, ritiene necessario che gli analisti si focalizzino su determinati aspetti delle esperienze dei propri pazienti, i quali sono direttamente influenzati dalle nuove tecnologie; in secondo luogo, considerare il fatto che la tecnologia ed il suo sviluppo, possa contribuire allo sviluppo psichico dei pazienti (2015, p. 458) e, dunque, ci porta a riflettere sul significato del metodo psicoanalitico e sul perché, per molti, sia necessario mantenerlo rigido e riluttante al cambiamento, impostando dunque una rigidità mentale e metodologica che non permette di andare incontro alle necessità proprie dei pazienti del XXI secolo.

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