Pratica Psicoterapeutica

Il Mestiere dell'Analista
Rivista semestrale di clinica psicoanalitica e psicoterapia

NUMERO 20
1 - 2019 mese di Giugno
PSICOTERAPIE NELL’ISTITUZIONE
LO SPIRITO DELLA RICERCA NELLA FORMAZIONE DI TIROCINANTI IN ISTITUZIONE PSICHIATRICA
di Roberto Carnevali

Nel numero 4 (1-2011) di Pratica Psicoterapeutica, nella sezione “Psicoanalisi nell’istituzione”, ho proposto un articolo intitolato “Modelli formativi e pratiche cliniche a confronto”, nel quale descrivevo un’esperienza di ricerca a cui avevo dato vita in quel periodo nel contesto del mio lavoro in un Servizio Psichiatrico Territoriale[1] (servizio nel quale presto la mia opera a tutt’oggi). La ricerca prevedeva la partecipazione di tirocinanti di varie scuole di specializzazione in psicoterapia ai gruppi terapeutici che conduco con pazienti psichiatrici in ambito istituzionale, nella posizione di osservatore e/o di recorder, e la ricerca veniva così descritta:

 

L’idea che fonda la ricerca è questa: ciascun tirocinante esplicita alcuni concetti di base della propria formazione, riferiti alla scuola di appartenenza, e ne fa una “griglia” attraverso cui legge i miei interventi in gruppo, delineando la definizione di uno “stile” e formulando le proprie osservazioni e le proprie critiche rispetto, per l’appunto, a quello che viene definito come il mio stile di conduzione; i nove percorsi, ulteriormente diversificati, per coloro che ne hanno l’opportunità, dalla doppia posizione di osservatore partecipe e recorder, diventano riflessioni e considerazioni su somiglianze e differenze fra la teoria della scuola di appartenenza e il modus operandi cui si assiste.

 

Parlavo di nove percorsi perché all’inizio della ricerca i tirocinanti che partecipavano erano nove, e parlavo anche di altre figure professionali oltre agli psicologi specializzandi in psicoterapia, quali terapeuti della riabilitazione psichiatrica e anche un counselor, perché inizialmente erano presenti come tirocinanti anche costoro, e l’idea era che il confronto potesse riguardare non solo l’ambito delle psicoterapie, ma anche varie altre modalità relazionali con pazienti psichiatrici che si configurassero come terapeutici, seppure in senso lato, e prevedessero aspetti gruppali nella tecnica a cui stavano formandosi. In realtà queste figure non produssero alcun elaborato, e la ricerca venne portata avanti, da un certo momento in poi, solo con tirocinanti psicologi. In compenso il numero aumentò di molto, e alla fine ebbi 20 elaborati, 19 di psicologi specializzandi in psicoterapia (che per la quasi totalità ricoprirono entrambi i ruoli, osservatore partecipe e recorder) e uno di una psicologa che effettuava il suo tirocinio post lauream, che per ovvi motivi ricoprì solo il ruolo di recorder.

Il report della ricerca, che si concluse nel 2016, fu pubblicato a mia cura, nello stesso anno, in un Quaderno del Centro Studi e Ricerche della COIRAG, e può essere scaricato gratuitamente in formato ePub (e-book) dal sito della COIRAG, sezione Centro Studi e Ricerche.

 

Così si concludeva nel 2011 il mio articolo su Pratica Psicoterapeutica che descriveva il progetto:

 

Da parte mia verrà prodotta una relazione in cui raccoglierò gli stimoli e le osservazioni, ampliando e argomentando per arrivare a una sintesi finale in cui si cercherà di raccogliere un patrimonio comune che può rappresentare un elemento formativo tale da poter relativamente prescindere dalle varie teorie di riferimento e dalla professionalità che si intende conseguire. Tutti i tirocinanti hanno infatti fino ad ora testimoniato l’efficacia comunque di una siffatta esperienza formativa, concordando sulla non necessità, perché la formazione sia tale, di una condivisione di partenza dei criteri di base relativamente alla teoria della tecnica. L’esperienza si propone come fondamentale stimolo al confronto e alla riflessione, condividendo come elemento di base la matrice relazionale.

 

La ricerca, come spesso accade, permise l’aprirsi di ulteriori riflessioni, e invece di una relazione finale scrissi un capitolo intitolato “Lo spirito della ricerca” che così si conclude:

 

Questa sarà una ricerca feconda se riuscirà nello scopo di promuovere altre ricerche analoghe, nelle quali il confine tra chi insegna e chi apprende diventi sempre più sfumato, e nel quale il re che viene visto nudo veda, nel bambino che lo vede tale, un alleato che gli dà modo di decidere se, come e quando rivestirsi, facendo della propria e altrui nudità un continuo stimolo trasformativo.

 

Nello spirito di questa conclusione ho portato avanti il lavoro terapeutico di gruppo accogliendo ancora tirocinanti nelle due posizioni di osservatore partecipe e di recorder, e benché non ci fosse più l’obiettivo di comporre elaborati che convergessero in un report, lo “spirito della ricerca” si è mantenuto vivo, e si sono create sinergie che hanno aperto la strada a nuove idee e a nuove iniziative.

Quella di maggior rilevanza, che ha dato il via a un nuovo potenziale percorso di ricerca, ha preso origine dalla necessità, per una tirocinante della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia IIPG (Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo), di condurre in prima persona un gruppo terapeutico, per incentrare su questa conduzione la sua tesi finale, come richiesto dalla sua Scuola. Ho affrontato il problema facendo presente, attraverso la psicologa tirocinante, agli organismi della Scuola in questione che l’istituzione pubblica richiede che alle attività di gruppo con pazienti psichiatrici debba presenziare almeno un operatore che abbia un ruolo istituzionale, e abbiamo ottenuto che io possa essere presente come osservatore al gruppo condotto dalla psicologa tirocinante in formazione e, con la collaborazione degli psichiatri del servizio, stiamo formando un gruppo, che partirà quando avremo individuato almeno 5 partecipanti, e che sarà condotto dalla tirocinante con la mia partecipazione come osservatore. Apro ora qualche considerazione sull’arricchimento possibile di questa iniziativa in termini di ricerca.

 

La mia formazione alla terapia psicoanalitica di gruppo è avvenuta principalmente nell’ambito della Società GruppoAnalitica Italiana, e i miei riferimenti principali sono Foulkes e Diego Napolitani, e dunque la gruppoanalisi foulkesiana rivisitata da Napolitani, con un ulteriore passaggio attraverso Farhad Dalal, che col suo libro Prendere sul serio il gruppo - Per una gruppoanalisi postfoulkesiana ha portato un ulteriore arricchimento alla teoresi e alla tecnica gruppoanalitica. Il pensiero di Bion mi è meno vicino. In particolare, si potrebbe differenziare la gruppoanalisi, pure postfoulkesiana alla Dalal, dalla psicoanalisi di gruppo bioniana definendo quest’ultima come per l’appunto “psicoanalisi di gruppo” e quella cui faccio riferimento “psicoanalisi attraverso il gruppo”, espressione che intende che il lavoro interpretativo comporta, passando attraverso una lettura delle dinamiche di gruppo, un ritorno al soggetto individuale, al quale viene offerta una restituzione che spesso si aggancia in modo peculiare alla sua storia personale. La terapia analitica di gruppo come viene proposta all’IIPG è squisitamente bioniana, e nel confronto che si è instaurato con Lucia Filetti, la tirocinante di cui sono tutor e che a breve condurrà un suo gruppo avendo me come osservatore, è emerso un suo rilevare il ritorno all’individuo che a volte trova nel mio stile di conduzione dei gruppi terapeutici come un passaggio che all’interno della sua Scuola non è contemplato, e non fa parte dell’orizzonte interpretativo a lei proposto. Lucia infatti prima di chiedermi di poter condurre un gruppo è stata osservatore partecipe per alcuni mesi in un mio gruppo terapeutico, e ha così avuto modo di assistere in modo approfondito al mio stile di conduzione, offrendomi poi le sue acute e più che gradite osservazioni.

Lo spirito della ricerca si è risvegliato dentro di me, e anche Lucia ne è stata piacevolmente contagiata. L’occasione di poter mettere a confronto due momenti nei quali prima lei, che si sta formando a uno stile di conduzione bioniano, ha potuto assistere a un gruppo da me condotto in stile (post)foulkesiano, e poi io potrò assistere a un gruppo da lei condotto nello stile bioniano al quale si sta formando, è veramente una bella opportunità. Al termine di quest’esperienza non solo Lucia farà la sua tesi di specializzazione, ma anche, insieme, pubblicheremo le nostre considerazioni sul confronto che avremo potuto instaurare fra due posizioni che, pur collocandosi all’interno del contenitore generale della psicoanalisi gruppale, configura delle differenze sostanziali che potremo in questo modo approfondire.

 


[1]Unità Operativa Psichiatrica 34 della Lombardia, Azienda Socio Sanitaria Territoriale Melegnano e Martesana, CPS di Gorgonzola.

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