Pratica Psicoterapeutica

Il Mestiere dell'Analista
Rivista semestrale di clinica psicoanalitica e psicoterapia

NUMERO 18
1 - 2018 mese di Giugno
PSICOTERAPIE NELL’ISTITUZIONE
UN NUOVO TITOLO PER UNA NUOVA PROSPETTIVA
di Roberto Carnevali

A partire da questo numero la rubrica ha preso questa nuova denominazione. Nel mio percorso lavorativo in ambito istituzionale psichiatrico (che ha superato i quarant’anni) mi sono trovato continuamente a confrontarmi con varie figure professionali e, relativamente alla psicoterapia, con vari approcci teorici e clinici. Si è sempre più consolidata in me l’idea che la possibilità di lavorare proficuamente in équipe comporti la conoscenza di queste professionalità e di questi approcci, e la disponibilità a confrontarsi continuamente con i punti di vista e le prospettive che li caratterizzano.

Ho voluto dunque proporre agli altri membri della Redazione (e ho avuto una risposta positiva) di estendere i contenuti di questa rubrica al confronto che si sviluppa nel lavoro d’équipe, cercando spunti e vertici di interesse in approcci che nascono anche a partire da fondamenti teorici, e in contesti, non psicoanalitici. Già qualche esempio è emerso in passato, e voglio qui citare la ricerca (tradottasi in un Quaderno del Centro Studi e Ricerche della COIRAG) di cui ho riferito nel n. 12 (1-2015) di Pratica Psicoterapeutica, e di cui riporto qui un ampio stralcio:

Devo dire che lavoro in un servizio dove non solo ho avuto per anni (...) un Direttore del Dipartimento che si preoccupava di offrire un servizio di qualità ai tirocinanti, ma anche dove gli Psichiatri sono molto collaboranti e attenti, e discutono con i tirocinanti i casi che inviano loro, approfondendo nel corso della terapia il lavoro psicologico, disponibili a un costante confronto nel quale io stesso sono chiaramente coinvolto (si è dato più volte il caso in cui uno psichiatra abbia partecipato al momento settimanale di discussione dei casi che tengo con i tirocinanti, per condividere la situazione del caso da lui seguito con noi, portandoci anche la prospettiva medica e farmacologica che diventava così un’altra occasione di spazio formativo). Inoltre c’è uno psichiatra, la cui attività è principalmente rivolta ad effettuare i primi colloqui di accoglimento dei pazienti, che accetta di avere presenti a questi colloqui i tirocinanti (uno alla volta), dando loro modo di avere una conoscenza diretta di una casistica psichiatrica estremamente varia. Infine si ha anche un altro momento gruppale a cui è ammessa la presenza dei tirocinanti: la riunione d’équipe, che facciamo settimanalmente al CPS, e nella quale vengono discussi tutti i casi (le cosiddette “prese in carico”) che coinvolgono nella loro gestione un rilevante numero di membri dell’équipe (che oltre a Psichiatri e Psicologi comprende naturalmente Infermieri, Educatori, Assistenti Sociali e Terapisti della Riabilitazione Psichiatrica). Per i tirocinanti post lauream poi (che devono fare 20 ore settimanali di tirocinio) c’è la possibilità di partecipare alle attività del Centro Diurno e, facendo una richiesta in più, che comunque viene accolta, c’è anche la possibilità di frequentare per un periodo di qualche settimana l’SPDC (il reparto ospedaliero, Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura), possibilità che anche una tirocinante di Scuola di Psicoterapia particolarmente interessata ha chiesto di avere, ottenendola.

[...] voglio limitarmi a sottolineare che attraverso la realizzazione di quest’iniziativa (essendoci comunque dei buoni presupposti) si è potuto costruire una sinergia molto efficace, con un ritorno vantaggioso per tutte le parti che la compongono.I tirocinanti sono soddisfatti, perché hanno uno spazio formativo molto articolato nel quale possono avere accesso operativamente alla dimensione clinica variamente declinata e avere dei riscontri da parte di varie componenti dell’istituzione, io sono contento di poter mettere in gioco la mia esperienza e il mio lavoro non solo nella clinica ma anche nella formazione, l’istituzione si trova ad avere la possibilità di dare una risposta psicoterapeutica alla popolazione in forma estesa, e si hanno anche dei risvolti innovativi che nascono dall’interazione fra le varie componenti.

[...] in qualche occasione mi sono trovato a cogliere, nell’intervento che il tirocinante “osservatore partecipe” stava facendo, dei rilievi preziosi su ciò che stava accadendo nella relazione che io stesso stavo instaurando col gruppo o con un suo membro, permettendomi di uscire da giochi difensivi che stavo mettendo in atto e di rilanciarmi in modo più sintono alla situazione. Da questo fatto mi è nata l’idea di proporre ai più motivati di procedere con loro nel lavoro di gruppo “promuovendoli” da “osservatori partecipi” (comunque uno per ogni gruppo, mentre i recorder possono essere più d’uno) a veri e propri “co-conduttori”.

Rispetto all’ultimo punto, aggiungo che i tirocinanti provenivano (e provengono, perché l’esperienza continua, seppure non più vincolata a quella ricerca, che si è conclusa nel 2016) da Scuole di Specializzazione di vari orientamenti, e che la preziosità di alcuni contributi non è mai risultata vincolata alla provenienza dello specializzando da una scuola di orientamento psicoanalitico. Ho infatti potuto sperimentare la fecondità di letture la cui caratteristica basilare è il fondarsi su approcci di matrice relazionale, ma che possono attingere a una base sistemica o cognitiva avendo comunque proprio nella relazione come fondamento un punto di convergenza con l’approccio psicoanalitico, da cui spesso si può ripartire costruttivamente per percorsi nuovi.

Chi può essere interessato, anche come autore, a questo confronto, potrà trovare, e portare, in questa rinnovata rubrica contributi interessanti e stimolanti, nella prospettiva di rendere il lavoro istituzionale sempre più caratterizzato da efficacia e creatività.

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